Siamo alla fine della decima settimana, dieci settimane impegnative, fatte di allenamenti, sudore, scambi intensi sulle diete e l’alimentazione, dieci settimane di risate.
Mi permetto di guardarmi, di guardare ai cambiamenti che in queste dieci settimane ci sono stati.
Guardarsi è faticoso, difficile, allora lo faccio partendo da voi, da questo gruppo di persone con cui ho intrapreso questo viaggio.
Succede così, un po’ ti coglie di sorpresa, il cambiamento è così, a me è capitato di riuscire a vederlo un tardo pomeriggio, ad un semaforo. Ero lì che attendevo di poter attraversare e dall’altro lato della strada siete passati voi. Vi avevo aspettato poco prima per salutarvi, perché i miei orari sono leggermente sfasati rispetto ai vostri e perché ancora non riesco a starvi dietro ed è una fatica rimanere sempre indietro. Voi siete passati correndo e io mi sono ritrovata a guardarvi sorridendo, ho pensato che eravate proprio belli, quel gruppo di persone che correva compatta, mi ha colpito soprattutto quel ritmo comune, come se foste un corpo solo, schiene dritte, teste alte a guardare orizzonti lontani.
È successo così che ho iniziato a guardare me.
Cambiamento, lo sento potente implodere dentro, i primi chili persi che ti permettono di infilarti quei pantaloni che avevi comperato come obiettivo futuro, poi il corpo che cambia lentamente.
Ci guardo e penso a quelle prime corse in cui goffi, curvi, annaspavamo faticosamente. Chiaro che non siamo diventati delle meraviglie della corsa, ma le schiene si sono raddrizzate, mentre prima sbattevamo pesantemente i piedi sul mondo, ora lo tocchiamo con molta più leggerezza.
Potermi guardare mi permette di cogliere elementi di me che non avevo mai colto prima e di lavorarci. Già perché una delle cose che in queste dieci settimane abbiamo imparato è ascoltarci e gestire un po’ meglio il nostro corpo.
In questo guardarmi ho realizzato che quando cammino, ma anche quando corro, trattengo sempre un po’ il passo, come se non mi consentissi di lasciar andare le gambe, mai fino in fondo. Controllo anche quello, non mi permetto di lasciar andare. Allora diventa bellezza e gioco durante gli allenamenti successivi concentrarsi su questo aspetto, provare ad allungare un po’ il passo, provare a lasciar che le gambe siano libere di andare, scoprirsi a ridere piena di gioia, perché anche questo aspetto diventa gioco.
Non è che sia tutto facile, ogni volta che mi alleno passo i primi dieci minuti a pensare che non c’è la farò mai, che sono troppo pesante e troppo lenta ed affaticata, ma vado avanti, ogni volta devo scacciare quei pensieri e proseguire. Mettere un piede dopo l’altro, resistere ancora un minuto, e poi un altro e un altro ancora, fino a quando riesco a trovare il mio ritmo, il mio tempo, fino a quando non riesco a rompere il fiato e allora diventa un poco più facile correre.
È lì che torno a pensare positivo, quando torno a sentire la bellezza dell’aria fresca sul viso, quando riesco a tornare a vedere la bellezza che ho intorno, i tramonti o le albe, non è facile, ma giuro che io finisco sempre per sorridere tutto il tempo!
Erica