Sarà che è domenica e la sveglia è suonata alle otto… sarà che è l’unico giorno in cui potresti dormire e la tentazione di spegnere tutto e girarsi dall’altra parte è fortissima. Trovare la forza per alzarsi è faticoso, ma alla fine la trovi, non sai bene dove, ma la trovi.
Ti prepari ad uscire e sai che il freddo dell’inverno ti gelerà le mani e la faccia.
Un caffè con un’amica con cui condividi la fatica e quanta poca voglia hai di essere lì in quel momento, e poi si va.
Il gruppo aiuta, alleggerisce l’animo, fa venir voglia di andare, ma a te fa anche un altro effetto, lo sai che succederà e dovrai fare uno sforzo in più: a te peseranno la tua lentezza e quei rotoli che sbordano dalle maglie, quel rimanere ultima della fila, quel vedere gli altri correre con leggerezza mentre guardi la leggerezza degli altri. Un altro sforzo, una fatica grande da fare ogni volta, far tacere la testa e le paranoie. Lo fai, ancora una volta, spegni tutto e concentri lo sguardo altrove, a tutto quello che c’è intorno.
Hai la tua tabella da seguire e corri, cerchi di gestire il fiato, con calma,
un passo dopo l’altro, e ti accorgi che qualcosa è cambiato … per la prima volta il tuo corpo reagisce meglio, non è solo nemico, regge.
Allora ti chiedi se non puoi provare a forzare la tabella, con calma, fino a quando non sentirai dolore, senza farti male, ma provare comunque a fare un pezzetto in più.
È successo qualcosa, non sai bene cosa, ma è successo. Per la prima volta pensi che forse è possibile arrivare fra un anno a tentar di fare la maratona, non l’avevi mai pensato prima, sembrava impossibile, nemmeno pensabile.
Sorridi, alzi lo sguardo e ti godi l’aria fredda dell’inverno sulla faccia, la bellezza degli alberi che si stagliano verso quel cielo azzurro, ti accorgi che in quella domenica mattina faticosa stai sorridendo e puoi essere serena.
Erica
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