Antonella a New York! Che emozione!

Flashback: Stephan mi manda una mail il 14 dicembre 2018:

Ciao Antonella, 
insieme al fondatore dell’iniziativa “Run to Feel Better” stiamo ragionando su una bella collaborazione. L’idea è di trovare 10 persone all’interno di bonprix che realizzano (insieme) lo stesso progetto che ha appena concluso il nostro grande Fede. I costi sono notevoli, ma il risultato potrebbe essere anche notevole. Immagina che sul palco della convention 2019 salgono 10 colleghi che hanno appena finito la maratona di New York!! Forse ancora più convincente della Paola Gianotti.  Sono sicuro che tu sarai una di queste 10 persone, vero? 
Vorrei parlare con te e Fede di questa possibilità prossima settimana. Vi mando un invito. 
PUSH THE LIMITS!! 
Stephan 

L’8 gennaio incontravamo Michele, in bonprix. Ero già più agganciata al progetto di quanto non immaginassi.  Le candidature per parteciparvi in bonprix fioccavano: come non accompagnare il gruppo di valorose e valorosi che avevano deciso di aderire?

Impensabile! Tutto quello che prima era pensabile, iniziava già a passare i limiti.

Quanti limiti abbiamo superato, insieme, in questi 10 mesi? Abbiamo corso con la neve, sotto il sole, la pioggia, i fulmini, al mattino presto, la sera … ore e ore.
Io ho corso circa 800km per preparami. Costante, anche se non precisissima, sicuramente molti hanno fatto di più. D’altra parte, il tempo richiesto ha superato le 800 ore, tra tutto … rubato, qua e là, anche grazie alla pazienza della mia famiglia.
Fino al giorno della New York City Marathon: come dicono negli USA, Sunday 11.03.2019.

E poi, TUTTI FINISHERS: 12 partecipanti bonprix tutti arrivati. Tutti i biellesi RTFB arrivati. Festa quasi completa. Aspettavamo solo l’arrivo anche della nostra Giulia a Verona il 17 novembre, avvenuto con un super-tempo. La realizzazione del sogno di tutti. Davvero una grande azienda, una grande idea, una grande squadra.

Fine del flashback

Con un ginocchio operato 28 anni fa, dotato di 2 viti e discretamente artrosico, acciacchi vari e uno stato di forma scarso nonostante la corsetta bisettimanale di 3,9k … mai avrei pensato che “dopo i 50” mi sarei iscritta ad una MARATONA. E soprattutto, che l’avrei portata a termine!!!
Ho preso il progetto con cautela, volevo essere con le “mie persone” che ci provavano, e al tempo stesso avevo bisogno di una virata forte nella mia vita. Così il mio vero, primo obiettivo è stato di arrivare alla Maratona senza infortunarmi.

Però, quando poi sei dentro ad un’avventura del genere, i tuoi obiettivi crescono con te e i tuoi limiti si spingono oltre, con te; e con gli altri compagni di avventura. Impossibile resistere alla forza di RTFB.

Ringrazio tutti:
– Stephan, che ci ha offerto la grande opportunità che questo gruppo ha saputo cogliere; siamo lieti di esser stati all’altezza delle sue aspettative!
Michele che ha avuto la straordinaria idea RTFB, di porsi un obiettivo così stellare per cambiare lo stile di vita delle persone e offrigli nuovi “se stesso”, e una montagna di emozioni. Con RTFB ha messo in moto una grande squadra che sta crescendo, di cui esser fierissimo!
– Poi Edo, graaande preparatore, motivatore e consolatore. Sally up Sally Down, biiip, cambio!
Fede, il nostro portabandiera, colui che è già andato più avanti e ci mostra il cammino.
Per tutti i compagni di avventura, qui sopra citati e non citati, ho due parole:

“Grazie” e “Complimenti!”.  “Grazie”, e “Complimenti!”. 

Il viaggio a New York per me è stata emozione pura: partenza per la Grande Mela per la prima volta, in veste di aspirante maratoneta, con lo spirito di una gita scolastica tra colleghi bonprix. Tanta roba!

Infatti, tanta allegria, e tanta concentrazione. Mi è piaciuto tutto. Dalla stanza con vista su Central Park alle uova per colazione da Angela’s; dalle compagne di camera Romana, Irena, Cristiana, al gruppone biellese RunToFeelBetter in trasferta; dalle visite ai punti più memorabili di New York al momento del ritiro del pettorale; dalla vita comune e le risate all’ora trascorsa in silenzio in stanza il pomeriggio prima della gara a puntare il pettorale sulla maglietta, e preparare con gesti lenti tutti i pezzi di abbigliamento da indossare; dalla sensazione di esser quasi un vero atleta a quello di ammirazione per chi lo era davvero.

Prepararsi per un’impresa come questa richiede tanta tenacia, ma solo la metà se si è un gruppo come siamo stati noi. Allenarsi è una grandissima fatica, ma ne senti solo la metà se hai compagne con cui condividerla e sorridere nonostante il dolore. Percorrere una maratona è davvero impegnativo, ma solo a metà se hai avuto chi ti ha preparato, se ci sono i Newyorkers, se a casa centinaia di persone seguono il tuo puntino su un’app km per km, e se hai Sara con cui condividere il percorso. In questo caso, non molleresti mai. Anzi, ti diverti come una matta!

I newyorkesi occupano una montagna di ricordi a parte: per ore ed ore stanno in strada (e c’era un’aria gelida!) a scuotere le campanelle con colori diversi per ogni quartiere, a incitarti come se tu fossi una vera star e un vero atleta … si vestono da dinosauro, portano i bambini, ti porgono mezze banane, spicchi di arancia, fazzoletti di carta, i loro biscotti, carne salada, ostriche (!), suonano e cantano per te, urlano il tuo nome, presentano cartelli più o meno seri … Una ragazza con “Welcome to Harlem” stava in mezzo alla strada per mostrarlo a tutti: da quante ore era lì??? Un altro cartello diceva “Chuck Norris has never run a marathon!”, un altro “RUN as if you have stolen something” o “Run as if you were a runner”; molti cartelli di saluto a nome dei loro cani o gatti, con le loro foto ….

Sono i newyorkesi che ti portano avanti, che ti fanno correre sciolta e neanche te ne accorgi, che ti fanno ridere così tanto che il giorno dopo hai anche male ai muscoli delle guance!
Un momento del cuore: dal mio lato della strada, uomo alto, sui 60, nero, barba brizzolata, cappottone; ormai sono quasi le 16:30, il sole inizia a calare e stiamo uscendo da Harlem per rientrare in Manhattan e fiancheggiare il Central Park, scendendo verso l’arrivo. Mi incita per nome “Go Anto go, you’ve almost done!”. Corricchiando mi avvicinandomi un po’: “Thank you for being here so late!”. Lui mi guarda negli occhi, mi punta l’indice: “Special for you!”.

Come mi sono sentita dopo l’arrivo?

Incredibilmente bene, appagata, orgogliosa, i primi momenti anche incredula. Dunque, emozioni molto personali, e anche tante collettive di cui fai parte anche senza volerlo. Poi le emozioni personali calano più a fondo dentro, si sedimentano in uno spessore che prima non avevi: ora sei una finisher e se anche non porti la medaglia ogni giorno, questa esperienza ti ha cambiata, per sempre. Puoi correre altre 100 Maratone, ma il ricordo di questa prima maratona, a New York, e di chi è stato con te, che tu conoscessi o che non rivedrai, non ti lascerà mai più.

Avevo pensato di dedicare questa maratona a persone amate che non potevano esser con me, senza braccia per spingermi durante il percorso né per accogliermi e abbracciarmi all’arrivo. Come le ho sentite con me nei lunghi allenamenti di questi mesi, le ho avute con me all’arrivo, sorridenti.

Antonella Pella “bonprix”

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